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Storie in prima visione

I prossimi 10 anni vedranno più innovazione medica che gli ultimi 100. Lo raccontiamo attraverso 12 storie, con l’aiuto dell’AI

12 storie di Associazioni pazienti, medici e Istituzioni italiani che ci raccontano il presente e il futuro della salute dal loro punto di vista: l’esperienza personale di chi vive la malattia in prima persona, la consapevolezza scientifica del medico, la visione del contesto delle Istituzioni

La passione guarda avanti

con Sandro Ardizzone

La passione guarda avanti - con Sandro Ardizzone
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"La passione guarda avanti" è la storia in prima visione raccontata da Sandro Ardizzone. Per dirla con le sue parole, ogni paziente “è un universo”, e nei suoi anni di esperienza come gastroenterologo ha toccato con mano come la vita trovi il modo di vincere. E come l'innovazione terapeutica stia aprendo nuove opportunità e approcci di cura alle malattie immunologiche.

Sono delle storie che commuovono anche, perché se davvero dentro c'è qualcosa che arde e che ti brucia, riesci a farla a dispetto di qualunque cosa.


Il mio nome è Sandro Ardizzone e sono un gastroenterologo. Mi occupo prevalentemente di malattie infiammatorie croniche dell'intestino. Dirigo la gastroenterologia del Fatebenefratelli Oftalmico di Milano.

Ci racconta la sua esperienza come gastroenterologo?

La cosa che più mi ha colpito nel occuparmi di queste patologie è che questi sono pazienti appunto che vengono definiti cronici quindi tu li vedi sempre e alla fine si stabilisce un un rapporto che diventa non più clinico soltanto ma un rapporto umano. Ciascuno di loro è un universo, ovviamente, ma alcuni di questi hanno però delle esperienze davvero molto, molto singolari. Non posso non ricordare un giovane paziente con malattia di Crohn con una stomia che adesso ha poco più di trent'anni ma che ha una malattia dall'età di sei mesi. Ogni volta che vediamo questo paziente, è un fenomeno della natura, è la vita che vince, la sua voglia di vivere e che gli ha consentito di laurearsi, di avere un bellissimo posto di lavoro, ma anche di coltivare il suo hobby che è la musica. Quindi lui fa concerti, suona la chitarra, va in giro e così via.

Queste sono delle storie che commuovono anche, perché se davvero dentro c'è qualcosa che arde e che ti brucia, riesci a farla a dispetto di qualunque cosa.

Come sarà la medicina di domani?

Il futuro sarà vivacissimo. Lo sviluppo e il progresso tecnologico in vari settori ha fatto sì che il ventaglio delle possibilità terapeutiche diventa sempre più ampio. Questo ha un impatto enorme sulla qualità di vita di questi pazienti. Pazienti che, ripeto, sono giovanissimi, hanno davanti un'aspettativa di vita normale, un normale progetto di famiglia, un normale progetto di lavoro. Un paese sarà tanto più avanzato quanto sarà più sensibile, tanto più la medicina sarà innovativa, tanto più la medicina creerà la possibilità di vivere meglio. Perché se lei non dà la possibilità a una persona di istruirsi, di vivere sano, non ce ne facciamo niente dell'innovazione, dello sviluppo tecnologico e via dicendo.

Complicità Terapeutica

con Rosanna D’Antona

Complicità Terapeutica - con Rosanna D'Antona
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Rosanna D’Antona racconta i suoi anni di presidenza di Europa Donna Italia, in cui ha incontrato “donne guerriere” molto determinate di fronte a tutto, anche alle difficoltà. Ha toccato con mano che la cura non è solo farmacologica, ma è anche una “cura dell'anima” che coinvolge tutta la sfera emotiva, familiare e relazionale della persona che affronta un percorso di tumore al seno.

Ho incontrato delle donne guerriere veramente molto, molto brave, molto determinate. Di fronte a tutto, di fronte anche alle difficoltà.


Sono Rosanna D'Antona e sono la presidente di Europa Donna Italia. Noi rappresentiamo una rete di 190 associazioni di volontarie nell'ambito del tumore al seno.

Ci racconta la sua esperienza come presidente di Europa Donna Italia?

La mia esperienza come presidente di Europa Donna Italia risale al 2010, quando il professor Veronesi mi chiese di prendere la presidenza di questa associazione. Questi 14 anni mi hanno fatto capire molto di più della mia stessa malattia che ho avuto trent'anni fa.
Ho incontrato delle donne guerriere veramente molto, molto brave, molto determinate.
Di fronte a tutto, di fronte anche alle difficoltà.
C'è una ragazza in particolare a cui era stato diagnosticato un tumore con un termine nel giro di otto nove mesi. E invece lei, grazie alle cure, è riuscita a superare il periodo degli otto mesi, dell'anno, dei due anni. Ha preso una laurea e adesso sono più di quattro anni che convive ancora con un tumore al seno metastatico, ma che convive molto bene e che sta proseguendo i suoi studi e il suo lavoro.

Dove può arrivare l'innovazione terapeutica?

Non c'è solo la cura farmacologica, c'è anche una cura, mi lasci dire, dell'anima, una cura che fa parte della sfera personale.
Abbiamo visto quanto sia importante avere un appoggio che garantisca anche la sfera emotiva, anche sessuale, di una donna.
E allora qui stiamo intraprendendo anche un dialogo un po' più trasversale, non soltanto riferito alla paziente, ma anche al compagno, alla compagna. E quindi qua questo ponte, rispetto all'attenzione dell'innovazione, può essere non soltanto legato alla persona con un percorso di tumore al seno, ma può essere anche allargata a tutta la sfera emotiva, non solo per se stessa, ma anche per il compagno che magari attraversa lo stesso periodo.

Sanità l'obiettivo comune

con Antonello Aurigemma

Sanità l'obiettivo comune - con Antonello Aurigemma
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Secondo Antonello Aurigemma, la medicina del futuro sfrutterà sempre più nuovi strumenti per dare un servizio migliore ai cittadini, migliorando le prestazioni sanitarie, soprattutto per le persone più anziane che possono essere monitorate quotidianamente a casa con la telemedicina. Oggi la politica ha la responsabilità di lavorare per un obiettivo comune a tutti: la salute dei cittadini.

Oggi la politica ha una grossa responsabilità, quello di poter cercare di fare sintesi tra i vari schieramenti e le varie forze politiche per un obiettivo comune a tutti. quello della salute dei cittadini.


Antonello Aurigemma, 56 anni, padre di due bellissime ragazze e presidente del Consiglio regionale del Lazio.

Ci racconta la sua esperienza politica?

Rappresentare 50 consiglieri regionali, a prescindere dai loro colori politici, dai loro partiti di appartenenza, è un'esperienza veramente unica.
Il tema più importante nelle regioni d'Italia è quello della sanità, quindi è un tema centrale che, oltre ad occupare una percentuale molto consistente del bilancio regionale, riguarda la maggior parte dei cittadini del nostro territorio, anche in vista, fortunatamente, di un'età media che si allunga di vita.

A partire dall’innovazione già in atto, come immagina il futuro della medicina?

Si tratta di utilizzare nuovi strumenti per dare un servizio migliore ai cittadini, come quello delle prestazioni sanitarie, che soprattutto le persone più anziane possono essere tranquillamente monitorate quotidianamente a casa con la telemedicina.

Oggi la politica ha una grossa responsabilità, quello di poter cercare di fare sintesi tra i vari schieramenti e le varie forze politiche per un obiettivo comune a tutti: quello della salute dei cittadini.

Oggi abbiamo il nostro astronauta Villadei che va nello spazio con una tuta, diciamo digitalizzata, che consente di monitorarlo costantemente e ancora abbiamo parti del nostro territorio che hanno difficoltà non tanto nell'avere vari collegamenti wi fi con i telefonini, ma hanno problemi proprio a confrontarsi con il settore sanitario perché troppo distante e lontano.
Quindi la politica ha un compito importante e oggi è quello di consentire a tutti di avere lo stesso trattamento e la stessa possibilità di cura, a prescindere dalla località di residenza.

A misura di famiglia

con Silvia Mangiacavalli

A misura di famiglia - con Silvia Mangiacavalli
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Nei suoi anni di esperienza come ematologa, Silvia Mangiacavalli ha visto cambiare la modalità di approccio al paziente oncologico, in particolar modo al paziente affetto da mieloma, passando da un approccio molto generalizzato alla costruzione di ambulatori specialistici focalizzati proprio al trattamento del paziente.

Sono circa vent'anni, un po’ di più, che faccio il medico ematologo. La mia esperienza è quella di aver visto cambiare la modalità di approccio al paziente oncologico, in particolar modo al paziente affetto da mieloma.


Io mi chiamo Silvia Mangiacavalli, sono un medico specializzato in ematologia e mi occupo prevalentemente di mieloma multiplo. Lavoro presso l’ Ematologia del Policlinico San Matteo, che è un ospedale universitario a Pavia.

Ci racconta la sua esperienza come ematologa?

La mia esperienza è quella di aver visto cambiare la modalità di approccio al paziente oncologico, in particolar modo al paziente affetto da mieloma, passando da un approccio molto generalizzato alla costruzione di ambulatori specialistici focalizzati proprio al trattamento del paziente, non tanto come semplicemente affetto da una malattia, ma come persona.

Questo ovviamente è stato reso possibile dalla disponibilità di nuovi farmaci e di terapie innovative che ci hanno permesso di cambiare completamente il nostro modo di lavorare.

Nelle ultime settimane abbiamo accolto un paziente che adesso inizierà il suo percorso terapeutico. È un signore ancora giovane perché ha una sessantina d'anni, avrà necessità di fare un trattamento che ovviamente lo porterà a contatto con l'ospedale. Ci ha raccontato un po 'della sua famiglia e lui ci ha detto che ha cinque figli, ma anche 14 nipoti e che quindi la nostra missione sarà quella di fare in modo che lui possa occuparsi di tutta questa grande tribù che deve accogliere in questa casa che sta costruendo.

Come immagina il futuro della medicina?

Immagino un futuro con una medicina molto personalizzata, in cui la storia terapeutica del paziente possa essere costruita grazie alla disponibilità di tanti farmaci diversi in base alle caratteristiche che il paziente ha, adattandole ovviamente a quelle che sono le caratteristiche della malattia, le caratteristiche del paziente e il tipo di patologia che dobbiamo gestire.
Io penso possa essere possibile.

Oltre lo stigma

con Salvo Leone

Oltre lo stigma - con Salvo Leone
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Salvo Leone, Direttore generale di AMICI Italia, ci racconta come i progressi della ricerca, l’innovazione digitale, i dati sanitari possono aprire la strada a farmaci sempre più precisi e a una nuova consapevolezza della malattia, “Oltre lo stigmaˮ. Perché conoscenza e informazione hanno un impatto concreto sulla possibilità di ricevere aiuto e sulla qualità di vita delle persone che convivono con patologie difficili da comunicare come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino.

Quelle che rappresento io sono caratterizzate da una disabilità non visibile, con sintomi molto difficili da raccontare.


Mi chiamo Salvo Leone e sono il direttore generale di Amici Italia, Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell'intestino, e sono anche il presidente di EFCCA, European Federation of Chron’s & Ulcerative Colitis Associations.

Ci racconta la sua esperienza come presidente di AMICI Italia?

È stato un viaggio anche affascinante che mi ha permesso di conoscere tantissime persone molto interessanti. Quelle che rappresento io sono caratterizzate da una disabilità non visibile, con sintomi molto difficili da raccontare, motivo per il quale spesso il paziente ha difficoltà a dire a chi, per sua fortuna, questa malattia non ce l'ha, qual'è il disagio che lo caratterizza. Se la malattia non è raccontata, questo genera stigma.

Mi piacerebbe, in un futuro ideale, che si dicesse “malattia di Crohn” e uno già capisse che queste sono malattie croniche con un sintomo particolare senza, che il malato lo spiegasse.

Ci parla del valore dell’innovazione terapeutica per lei?

La ricerca sta facendo grandissimi passi da gigante, perché abbiamo dei farmaci sempre più precisi. Dall'altro lato c'è l'innovazione digitale che probabilmente può fare in modo che un giorno si possa arrivare ad avere non soltanto farmaci più precisi e le cure più precise, ma addirittura una cura definitiva. Perché poi alla fine qualsiasi malato cosa che chiede di guarire, no?

Per far questo, secondo me serve avere accesso a dei dati: i dati sanitari. Saremo sempre grati alla ricerca scientifica, perché la ricerca significa vita, ma nello stesso tempo dobbiamo essere concentrati sul alzare il livello dell'asticella. E questo probabilmente è un aspetto che può essere gestito con l'accesso ai dati sanitari che ci daranno sicuramente delle risposte molto precise e, un giorno, potranno potranno darci una mano a risolvere un problema che è quello di trovare la cura a tantissime malattie.

Oltre lo stigma - con Salvo Leone_01
Oltre lo stigma - con Salvo Leone_02
Oltre lo stigma - con Salvo Leone_03
Oltre lo stigma - con Salvo Leone_04

La rivoluzione al servizio dell'uomo

con Beatrice Lorenzin

La rivoluzione al servizio dell'uomo - con Beatrice Lorenzin
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Siamo in momento di rivoluzione scientifica e tecnologica, dove l’intelligenza artificiale e la nostra capacità di interpretare e i dati stanno cambiando il modo di fare medicina. La sfida oggi, secondo la Senatrice della Repubblica Italiana Beatrice Lorenzin, è riuscire a fare arrivare questa innovazione nel nostro Paese, verso un accesso equo alle terapie a tutti i cittadini. Una rivoluzione accessibile, a beneficio della salute di tutti.

L'altro fronte mio è stato il fronte sulla programmazione sanitaria del nostro ministero. Quindi riuscire a introdurre l'innovazione nel nostro Paese dal punto di vista farmacologico e dell'accesso alle terapie.

Salve, sono Beatrice Lorenzin, sono una senatrice della Repubblica Italiana e ho una lunga esperienza politica in cui ho fatto anche il ministro della Salute.

Ci racconta la sua esperienza politica?

Devo dire che il mio dicastero è stato caratterizzato principalmente da due grandi sfide. Da una parte la difesa della scienza.
L'altro fronte mio è stato il fronte sulla programmazione sanitaria del nostro ministero. Quindi riuscire a introdurre l'innovazione nel nostro Paese dal punto di vista farmacologico e dell'accesso alle terapie.

A partire dall’innovazione già in atto, come immagina il futuro della medicina?

Noi siamo dentro una grande rivoluzione scientifica e tecnologica dove avremo l'arrivo dell'intelligenza artificiale alla ricerca e alla gestione dei dati, può aprire delle aspettative enormi su nuove molecole, nuovi farmaci, di fatto cambierà il modo di fare medicina e avremo nuove sfide.

Dovremo essere in grado di garantire un accesso uguale e quindi senza diseguaglianze a tutti i cittadini di questa innovazione. Quindi abbiamo bisogno di trasformazioni in campo non solo dal punto di vista scientifico, ma anche della programmazione sanitaria. Rimane sempre fortissimo il tema di rendere accessibile questa medicina non per pochi ma per tutti e renderla una vera rivoluzione alla portata dell'uomo.
Quindi questo deve essere al servizio dell'uomo, deve salvare l'uomo.

La sfida per noi è rimanere competitivi nel tema della ricerca e non possiamo farlo se non riusciamo a essere veloci ad adattare i nostri sistemi.

La rivoluzione al servizio dell'uomo con Beatrice Lorenzin
La rivoluzione al servizio dell'uomo con Beatrice Lorenzin
La rivoluzione al servizio dell'uomo con Beatrice Lorenzin
La rivoluzione al servizio dell'uomo con Beatrice Lorenzin

Il trial che ha cambiato tutto

con Ombretta Annibali

Il trial che ha cambiato tutto - con Ombretta Annibali
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Nei suoi anni di esperienza come ematologa, Ombretta Annibali ha visto cambiare in maniera radicale il trattamento del mieloma multiplo. Lo scenario terapeutico neghi anni si è aperto a nuove e migliori possibilità di cura. Così un trial clinico può riaccendere la speranza, e l’innovazione terapeutica più cambiare una giovane vita. E quella di tanti altri pazienti.

Ci sono delle storie incredibili. Una delle storie più belle, forse quella proprio di un paziente molto giovane che ha avuto questa diagnosi.

Sono Ombretta Annibali, sono un ematologa e lavoro presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Biomedico. Mi occupo da tantissimi anni di mieloma multiplo.

Ci racconta la sua esperienza come ematologa?

Mi sono sempre occupata del mieloma multiplo e ho potuto vedere il grande cambiamento che c'è stato nell'approccio di questa patologia. Lo scenario terapeutico progressivamente è cambiato e migliorato offrendo possibilità di cura non solo nell'ambito della prima linea, ma anche nelle linee successive.

Ci sono delle storie incredibili: una delle storie più belle, forse, è quella proprio di un paziente molto giovane che ha avuto questa diagnosi. Ha avuto la fortuna di poter usufruire di un trial clinico ed è riuscito ad essere arruolato in un braccio sperimentale. Questo paziente, che aveva pochissime chance terapeutiche, avrebbe potuto sperimentare una sopravvivenza mediana intorno ai dieci undici mesi. È tre anni che è in remissione completa e fuori da ogni trattamento.

Dove può arrivare l’innovazione terapeutica?

Io credo che ci stiamo muovendo verso un cambiamento epocale di quello che riguarda la cura di questa malattia.
Ci auguriamo che trattando meglio i pazienti della prima linea cambi in maniera radicale l'andamento della malattia, quindi non ci saranno più tutte queste ricadute e magari questi pazienti potranno effettivamente risolvere la malattia.

Ci auguriamo che i pazienti, facendo terapie innovative, possano venir meno in ospedale e poter quindi convivere in maniera migliore con la propria malattia.

Quello di cui hai bisogno

con Valeria Corazza

Quello di cui hai bisogno - con Valeria Corazza
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“Dobbiamo metterci a correre, così come sta correndo l’innovazione.” Combatti per quello di cui hai bisogno insieme alla tua Associazione di pazienti è il messaggio di Valeria Corazza, presidente di APIAFCO - Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza, che racconta la sua esperienza di paziente al fianco di altri pazienti. Per malattie come la psoriasi oggi c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto in termini di corretta informazione, contro pregiudizi, stigma e convinzioni errate.

“Quello che spinge a fare questo mestiere, o almeno che spinge me, è uno a essere un paziente, lo era anche mio padre. E quindi una conoscenza molto vasta di quelle che sono le problematiche del paziente.”

Sono Valeria Corazza e sono anche la presidente dell'associazione pazienti APIAFCO, che significa associazione psoriasici italiani, Amici della Fondazione Corazza.

Ci racconta la sua esperienza come presidente di APIAFCO?

Quello che spinge a fare questo mestiere, o almeno che spinge me, è uno essere un paziente, lo era anche mio padre. E quindi una conoscenza molto vasta di quelle che sono le problematiche del paziente.

Oggi ammalarsi non è come nel passato, perché mai come adesso gli specialisti hanno a portata di mano una grandissima quantità di scelte terapeutiche.

Come associazione di lavoro ce n'è da fare molto dal punto di vista della difesa del diritto dei pazienti, dell’informazione, perché una delle cose che spesso qualcuno forse non pensa è che sono malattie non contagiose: potete volerci bene stringere la nostra mano e non succederà niente.

Un lavoro ancora molto più importante è uno istruire il paziente e due informare: hai la possibilità di curarti, quindi combatti, combatti insieme alla tua associazione per ottenere quello di cui tu hai bisogno. Non chiuderti in casa.

Ci parla del valore dell’innovazione terapeutica per lei?

Poter prendere un farmaco che ti pulisce non è semplicemente un miglioramento della qualità della vita. È un totale cambiamento. Quindi significa che noi abbiamo in mano un potenziale spaventoso che già esiste e sappiamo che va avanti. Bisogna semplicemente mettersi a correre, così come sta correndo l'innovazione.

Fuori dal buio

con Lara Vecchioni

Fuori dal buio - con Lara Vecchioni
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In questa storia in prima visione, Lara Vecchioni racconta la sua battaglia contro la depressione. Con lʼaiuto dei medici e il supporto dei familiari, ha trovato a forza di chiedere aiuto e rinascere. Il suo è un messaggio di speranza: uscire fuori dal buio è possibile.

“La mia esperienza inizia dopo i 25 anni. Ho cominciato ad avvertire il mio stato di salute interiore che improvvisamente si blocca e arriva una parte oscura.”

Io sono Lara Vecchioni, ho 47 anni, sono sposata e ho due figli.

Ci racconta la sua esperienza?

La mia esperienza inizia dopo i 25 anni. Ho cominciato ad avvertire il mio stato di salute interiore che improvvisamente si blocca e arriva una parte oscura.

È come un buio totale, accompagnato da ansia, insonnia, inappetenza, fino a quando sono stata in grado di chiedere aiuto e ho avuto la fortuna di avere a fianco a me familiari e amici che hanno subito capito il mio stato d'animo, era proprio una richiesta d'aiuto nel sentirsi sprofondare completamente nel vuoto, come se non se nulla più avesse importanza per me, anche le cose più importanti.
Ci siamo rivolti a degli specialisti che hanno avuto modo di constatare in me, diciamo - non so se chiamarla patologia - della depressione.
Seguendo delle cure adeguate, ho avuto il modo di poter arginare questo malessere e sentendomi meglio e ogni volta nel ripetersi degli anni, per me è come stata da sempre una rinascita.

Ci parla del valore dell’innovazione terapeutica per lei?

La medicina fa passi da gigante, questo fa sì che mi dà sempre più sicurezze.

Un'ultima cosa che mi sentirei di dire: di abolire tutti i pregiudizi, soprattutto alle persone più diffidenti o impaurite della situazione, di chiedere aiuto. E pensare che c'è la possibilità di guarire, di uscire fuori.
Ogni volta che si cade, che cado io, in questo buio i primi pensieri sono proprio quelli di non farcela e che forse è la fine di tutto. Invece poi ogni volta mi ricredo e mi affido ciecamente alle cure e ai farmaci e ai medici che si apprestano appunto a risolvere questo male, di vivere, questo malessere.

Senza più paura

con Sergio De Filippis

Senza più paura - con Sergio De Filippis
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Lo psichiatra Sergio De Filippis, con 25 anni di esperienza nei disturbi dell'umore in psichiatria e di neuropsichiatria infantile, ci parla del coraggio delle nuove generazioni che non hanno più paura di dire “Io soffro di ansia”, “Io soffro di depressione”. Oggi sono proprio loro, le ragazze e i ragazzi che toccheranno con mano la medina dei futuro ad abbattere i tabù e lo stigma sulle malattie mentali.

“Se io parlo di depressione o di ansia, una persona incomincia ad avere paura, a dire all'altro io soffro di depressione. Ecco questo stigma dobbiamo toglierlo.”

Sono Sergio De Filippis e dirigo una delle cliniche neuropsichiatriche laziali. Mi occupo da oltre 25 anni di disturbi dell'umore in psichiatria e di neuropsichiatria infantile.

Ci racconta la sua esperienza come psichiatra?

Oltre 3 milioni di adulti in Italia è trattato per una depressione. E sono dei dati sottostimati, perché tante persone depresse o che presentano anche un disturbo d'ansia non si fanno trattare e si nascondono.

Una ragazzina adolescente che noi abbiamo curata che aveva 13 anni e mezzo, adesso ha vinto il concorso all'università e sta frequentando l'università, lavorando con i ragazzini che hanno queste problematicità. Un altro esempio di un professionista, un grande professionista, che era crollato in una forma di depressione, non riusciva più a lavorare. Si era completamente chiuso dentro casa. Adesso è ritornato di nuovo nel suo lavoro che amava tanto e che tutt’ora ama.
Quindi vedete quanto è importante diagnosticare una depressione?
Ma se io parlo di depressione o di ansia, una persona incomincia ad avere paura, a dire all'altro io soffro di depressione. Ecco questo stigma dobbiamo toglierlo.

A partire dall’innovazione già in atto, come immagina il futuro della medicina?

Il sogno di ogni ricercatore è quello di trovare sempre dei farmaci innovativi per poter aiutare le persone.

Il mondo del cervello è in evoluzione. Sembra strano, ma ci aiutano sempre più la popolazione adolescente, perché gli adolescenti non hanno più paura di dire Io soffro di ansia.
E io sono fiducioso su questo.

La casa che cura

con Ilenia Malavasi

La casa che cura - con Ilenia Malavasi
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Oggi stiamo affrontando una svolta culturale della sanità. La sfida oggi secondo la deputata Ilenia Malavasi è innovare le nostre politiche sanitarie per rimettere al centro le persone e i loro diritti. Il nostro Paese ha un livello molto avanzato di ricerca, di prodotti farmaceutici, ma anche di tecnologie e di innovazione legate anche all'intelligenza artificiale, che cambierà il modo di operare, di analizzare i dati con una velocità di processi che oggi non è immaginabile e che potrà garantire una migliore presa in carico delle patologie con diagnosi molto più precoci. Migliorare il processo di cura, con percorsi personalizzati e percorsi terapeutici anche domiciliari

“Oggi sta cambiando il paradigma. Dovremo educare i nostri cittadini ad affrontare una svolta culturale della sanità.”

Mi chiamo Ilenia Malavasi, sono una deputata alla mia prima esperienza diciamo "romana", e sono stata sindaca della mia città, Correggio, fino al 2022.

Ci racconta la sua esperienza politica?

Ho vissuto da sindaca il periodo della pandemia che è stato forse il periodo che mi ha fatto avvicinare di più a tutte quelle che sono le tematiche sanitarie, sociali, legate alla fragilità delle persone.

Oggi sta cambiando il paradigma. Dovremo educare i nostri cittadini ad affrontare una svolta culturale della sanità: far diventare la casa il principale luogo di cura del paziente e quindi non più una sanità che ruota intorno all'ospedale.
Perché porterà un beneficio sui pazienti ma anche su tutto il nucleo familiare che oggi si fa carico di una quotidianità che gli enti locali non sarebbero in grado di sostenere da soli.
Dobbiamo innovare le nostre politiche sanitarie per rimettere al centro le persone e i loro diritti.
Quindi è una sfida alta, ma la faremo per il bene del nostro Paese.

A partire dall’innovazione già in atto, come immagina il futuro della medicina?

C'è una ricerca molto avanzata sia di prodotti farmaceutici, ma anche di tecnologie e di innovazione legate anche all'intelligenza artificiale, che cambierà il modo di operare, di analizzare i dati con una velocità di processi che oggi non è immaginabile e che io penso possa garantire una migliore presa in carico delle patologie con diagnosi molto più precoci, che può sicuramente migliorare anche il processo di cura, con percorsi personalizzati e percorsi terapeutici anche domiciliari, che possono cambiare davvero la vita delle persone.

Io sono positiva perché abbiamo veramente un livello molto avanzato di ricerca nel nostro Paese e credo che la medicina sarà in condizione di aiutare molto di più le diverse patologie.

In ascolto per il domani

con Elena Murelli

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Investire in ricerca e innovazione, continuare il dialogo con gli stakeholder e le associazioni di pazienti, verso una sanità sempre più equa e accessibile per tutti. Guarda la storia in prima visione della senatrice Elena Murelli.

“Il sistema sanitario italiano è un sistema che ci invidiano tutti perché è un sistema universalistico. Però ha bisogno di essere innovato e rinnovato, dal punto di vista anche della disponibilità dei farmaci.”

Sono la senatrice Elena Murelli, sono capogruppo in commissione Sanità, Affari sociali e lavoro al Senato.

Ci racconta la sua esperienza politica?

Prima di essere eletta mi occupavo come consulente di finanziamenti europei per la ricerca e l'innovazione in diversi ambiti. Dal 2022 sono al Senato e sono in commissione Sanità, Affari sociali e lavoro. E questa esperienza mi ha arricchito molto personalmente perché posso analizzare i problemi a 360 gradi, quindi non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche sociale, e avere il contatto diretto con i cittadini ma soprattutto con i pazienti.

Quello che mi piace è proprio il dialogo: ascoltare quelle che sono le criticità e le problematiche e cercare di risolverle insieme con chi porta avanti la ricerca e chi ha effettivamente bisogno della ricerca dei farmaci innovativi e dell'innovazione tecnologica, che sono appunto i pazienti, dandogli una speranza di vita e una qualità di vita migliore.

A partire dall’innovazione già in atto, come immagina il futuro della medicina?

Il sistema sanitario italiano è un sistema che ci invidiano tutti perché è un sistema universalistico. Però ha bisogno di essere innovato e rinnovato, dal punto di vista anche della disponibilità dei farmaci.
Lo sviluppo di un nuovo tipo di farmaco, lo sviluppo di una nuova tecnologia, può permettere direttamente di migliorare la qualità di vita delle persone, dandogli anche una speranza di vita.
Purtroppo ci sono farmaci innovativi che non sono disponibili su tutto il territorio nazionale. Ritengo che quindi l'equità di accesso alle cure diventi fondamentale. Ecco perché allora bisogna investire nella ricerca, nell'innovazione e continuare il dialogo tra gli stakeholder e le associazioni di pazienti: per fare in modo che ci sia un percorso dalla diagnosi alla cura, l'accesso alle terapie, sempre più equo e disponibile.

CP-460019