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Voce agli esperti

COME POTER AFFRONTARE UN FUTURO DI QUALITÀ CON L’HIV?

Parafrasando il testo di una canzone di un gruppo musicale contemporaneo, potremmo affermare che “non c’è alternativa al futuro”. Io credo che oggi sia necessario pensare all’invecchiamento con un processo, sicuramente inevitabile, ma la cui traiettoria viene definita giorno per giorno. L’Organizzazione Mondiale della Salute ha identificato la capacità intrinseca (l’insieme delle capacità mentali e fisiche di cui la persona dispone) come concetto positivo (in relazione all’immagine negativa della fragilità) e all’invecchiamento attivo come concetti fondamentali per supportare gli individui nel loro processo di “ageing”. Quest’ultimo concetto viene definito come il “processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”. Ritengo che l’impegno degli operatori di salute che si occupano di persone con HIV debba contemplare questa idea con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli individui andando incontro dunque al famoso obiettivo del “quarto novanta” e al di là del controllo della replicazione virale in terapia (anzi, dandolo per essenziale e assodato). Dobbiamo lavorare per definire l’insieme di quelle strategie che devono far parte della buona pratica clinica e che includono la cura ottimizzata e la prevenzione delle comorbidità, lo screening delle patologie neoplastiche, il buon uso dei farmaci antiretrovirali e non, l’attenzione al contesto sociale e di salute mentale dei pazienti. Il contesto sociale include anche il tema fondamentale della rete di supporto disponibile (in confronto all’isolamento che alcune persone subiscono) e che è intimamente legato allo stigma e alla salute mentale delle persone con HIV.

Semplificando anni di ricerca, i due interventi che hanno dimostrato un effetto sull’invecchiamento sano sono l’alimentazione e l’attività fisica e devono essere parte integrante della “cura” delle persone con HIV. Questi due interventi necessitano della piena collaborazione delle persone di cui ci prendiamo cura: per questa ragione il loro attivo coinvolgimento è necessario per impostare un futuro di qualità nonostante l’infezione da HIV.

Prof. Andrea Calcagno

Professore ordinario di Malattie Infettive
Dipartimento di Scienze Mediche
Università degli studi di Torino

CP-497366